Salvatore Tassa

di Patrizia

Ultima Modifica: 23/01/2019

Salvatore Tassa ama definirsi un cuciniere di campagna; il suo ristorante, Colline Ciociare, si trova in provincia di Frosinone in quella zona denominata appunto Ciociaria, dove ha conquistato la stella Michelin.

Salvatore Tassa, cos’è per te un cuoco?

Il cuoco è un modo di atteggiarsi verso qualcosa che ci appassiona, ed è anche un modo di dare realtà ai sogni perché i sapori, i profumi, i piatti sono tutti sogni.

Fare il cuoco significa riuscire a creare un grande sapore che emozioni le persone, è il nostro modo di comunicare: bisogna avere la capacità di saper parlare alla gente.

Il tuo ingrediente del cuore?

L’ingrediente del cuore è come l’amore tra due persone. Incontri un ingrediente e puoi dire che questo è l’ingrediente della tua vita, oppure puoi innamorarti di un prodotto e sapere che è l’ingrediente perfetto di quel momento. E’ un feeling particolare ed è dettato anche del contesto.

Il mio ingrediente del cuore è la cipolla.

Ovunque io vada, in giro per il mondo, la prima cosa che cerco in un mercato o in una cucina è la cipolla. Perché la cipolla è uno di quegli elementi che è comune in tutto il mondo, si trova dappertutto. E poi anche perché io sono famoso per un piatto, che ha ricevuto numerosi premi, la cui protagonista è proprio una speciale cipolla ripiena.

E il tuo ingrediente segreto invece?

Non ho un ingrediente segreto. Un tocco speciale può essere dato da una spezia, un ortaggio, una qualsiasi cosa.

Il vero ingrediente segreto è il come usi quel prodotto che hai in mano in quel contesto, la tua capacità di interpretare il momento.

Il tuo viaggio in Italia attraverso i sapori è…

Camminare per l’Italia vuol dire per prima cosa attraversare profumi: dai boschi delle montagne alla salsedine del mare, dall’aria bruciata dal sole alle nebbie, abbiamo una diversità che cambia da passo a passo.

Quando si hanno questi colori e sapori assoluti come li ha l’Italia, il vero segreto è la semplicità dell’approccio.

Che stile ha il tuo ristorante?

Il mio ristorante nasce nel 1960 come osteria, dove in cucina c’era mia madre, poi , dopo una serie di evoluzioni, partecipando per gioco ad un concorso dell’ente del turismo della provincia di Frosinone, diventa un vero e proprio ristorante che scimmiottava nello stile, i ristoranti francesi.

Oggi il mio ristorante è diventato una casa, il mio monastero come lo definisco.

Quando dalla mia cucina esce un piatto, io lo seguo, e poi quando il cameriere ha fatto la sua spiegazione, io comincio il mio racconto.

Ogni piatto io te lo racconto, perché sei nella mia casa e io nella mia casa l’ospitalità la intendo anche nel raccontare quello che faccio. Perché in quel momento stai spiegando i tuoi sogni, la tua terra, il tuo modo di fare.

Che significato ha la tua terra per te?

La mia terra è il mio simbolo di libertà perché io nelle mie radici e nella mia cultura trovo la mia libertà.

Ovunque vada, quando mi chiedono di dove sei io rispondo: Ciociaro.

Questo mi permette di essere un cittadino del mondo, perché non devi fare finta di essere altro da quello che sei.

Il tuo ristorante si trova lì dove è perché lo hai ereditato, però la scelta di rimanere in quel posto è tua, da cosa è stata dettata?

Ho scelto di rimanere in un posto difficilissimo dove fare arrivare la gente, e ho scelto di rimanerci anche nei momenti difficili.

Rimanere è stato un credo.

Come per me è un credo la cucina italiana.

Cucinare italiano è una questione di concetto, non di prodotto; la cucina italiana è la più contaminata del mondo, una spugna che ha assorbito da tutto il mondo, e per questo è una cucina che piace a tutti.

Noi italiani non abbiamo mai fatto passare il concetto di cucinare all’italiana, noi andiamo avanti con le ricette, senza capire che non è la carbonara che fa la cucina italiana, è l’idea, il modo di cucinarla.

Si può cucinare italiano con i prodotti locali di qualsiasi parte del mondo, perché è questione di atteggiamento e non di ricetta.

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