5 cose che ho imparato stando in cucina con gli chef

di Simone Pazzano

Ultima Modifica: 06/11/2017

È ormai qualche anno che si parla dell’effetto che gli show televisivi hanno avuto sull’immaginario comune per quanto riguarda il mondo della cucina. Atteggiamenti molto divistici e litigi sono una realtà lontana da quello che poi è ogni giorno il duro lavoro dietro i fornelli.
Recentemente ho avuto la fortuna di vivere il dietro quinte della Compagnia degli Chef, durante eventi come il Cous Cous Fest o la Festa dei Cuochi a Villa Rospigliosi, e devo dire che oltre a divertirmi moltissimo, ho avuto il piacere di scoprire alcune cose interessanti e che è giusto che si sappiano.

Ecco quindi 5 cose che sono davvero contento di aver imparato stando in cucina con la Compagnia degli Chef.

Nessuno urla e i piatti non volano

Bastano pochi minuti in cucina per capire che urla tremende, insulti e piatti volanti non sono all’ordine del giorno. A chi gioverebbe tutto ciò? E quanti piatti si riuscirebbero a servire con un clima del genere? La verità è che in cucina regna quasi il silenzio. C’è un’attività febbrile, tante persone che lavorano e si muovono contemporaneamente in spazi spesso ristretti. È quasi come una danza, tutti sanno come e dove muoversi e cosa fare. Nessuno ingombra o dà fastidio all’altro. A parte me, ovviamente, che ero lì per guardarli, fotografarli e scrivere di loro. Io inevitabilmente ero sempre nel punto sbagliato, quello che li infastidiva.

Nulla è perso, tutto si può recuperare

Voi direte, ok nessuno urla, ma voglio vedere il finimondo che fa lo chef se qualcuno sbaglia qualcosa. Certo, durante il servizio qualcosa può andare storto e mettere in difficoltà il lavoro di tutti. E quindi, imprecazioni a parte, cosa accade? Nessuno perde tempo a rimproverare il malcapitato di turno, nessuno si abbatte ed ecco che, come per magia, spunta la soluzione. Spirito pratico e creatività non mancano mai, anche nei momenti più caotici e indaffarati. E questa è una delle cose più impressionanti a cui assistere.
Ripeto il concetto fino alla noia: il lavoro di queste persone è fare uscire piatti belli e buoni per tutti i presenti. Tutto quello che rallenta o impedisce ciò è vietato in cucina. E quindi anche le inutili discussioni.

Ordine e pulizia sono fondamentali

Questa forse è una delle cose che invece stiamo imparando un po’ tutti anche guardando gli show televisivi. Ma vederlo dal vivo impressiona ancora di più. In cucina l’ordine è fondamentale. Come anticipavo prima, lavorando a ritmi frenetici e in spazi ristretti è di vitale importanza avere un ordine mentale che corrisponda poi a quello materiale. Non si usano quindi pentole o strumenti non strettamente necessari e si pulisce continuamente la propria postazione. In cucina non esiste il famoso “caos creativo” che spesso noi altri usiamo come jolly quando parliamo del nostro lavoro. In questo ambiente dal disordine non può nascere nulla di buono.

I più giovani sono umili e volenterosi di imparare

È un dato di fatto che la cucina sia un ambiente duro e complicato e che i giovani debbano farsi il cosiddetto “mazzo”. La cosa bella è vedere che molti ragazzi si approcciano a questa realtà con la giusta umiltà, per niente accecati dall’idea del successo facile che spesso può apparire in tv. Consapevoli del loro ruolo e della lunga strada da percorrere.
È stato bello vederli chiedere informazioni e suggerimenti agli chef, ascoltare attentamente le loro correzioni o assimilare immediatamente gli ordini improvvisi che possono arrivare da un secondo all’altro. La voce e i gesti degli chef mentre spiegano e gli occhi dei ragazzi che assorbono come spugne ogni consiglio utile sono tra le immagini migliori che ho portato a casa con me dopo queste esperienze.

La Compagnia degli Chef

Tutti aiutano tutti

I ruoli e le gerarchie in cucina sono ben chiari e determinati. E nessuno sconfina. Ma questo non implica alcun tipo di divisione. Dallo chef al lavapiatti, tutti sono fondamentali e tutti lavorano per il successo della squadra. Sì, perché quando parliamo di una brigata parliamo davvero di una squadra: il successo di uno è il successo di tutti, il fallimento di uno è il fallimento di tutti. Ciò non si nota solo durante il servizio: la conferma arriva alla fine del lavoro, quando per il gruppo diventa un piacere stare ancora tutti insieme a mangiare e bere qualcosa e a scherzare. Prima, durante e dopo ho assistito a un sacco di incitamenti, di pacche sulle spalle e ho sentito anche tanti grazie. E proprio questo spirito cameratesco è una delle cose più belle da vedere e raccontare per chi come me ha avuto la fortuna di essere presente. In quel momento ho capito quanto fosse giusto il nome Compagnia degli Chef.

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L'Autore

Curioso prima di tutto, poi giornalista e blogger. E questa curiosità della vita non poteva che portarmi ad amare i viaggi e il cibo in ogni sua forma. Fotocamera e taccuino alla mano, amo imbattermi in storie nuove da raccontare.